Progetto Paese e Obiettivo Comune
Erg. Signor Sindaco, signori assessori comunali, consiglieri comunali.
Siamo
chiamati oggi a discutere la prima adozione del nuovo strumento urbanistico del
Comune di Casciago. Uno strumento che non si può che contestare anche solo per
come si è sviluppato fin dal lontano 2009.
Infatti
la ratio del pgt, strumento simile ma diverso dal vecchio piano regolatore, è
quella tra le altre di porre l'accento su una spiccata partecipazione di tutta
la cittadinanza, partecipazione che alla luce dei fatti non può che
considerarsi deficitaria.
la
Legge Regionale n. 12 del 2005 all’art. 1 comma 2 recita: "La presente
legge si ispira ai criteri di sussidiarietà, adeguatezza,
differenziazione, sostenibilità, partecipazione, collaborazione, flessibilità,
compensazione ed efficienza".
"Partecipare" significa: "poter svolgere un ruolo attivo in un avvenimento o in un processo e significa altresì poter influire sull’esito del processo.
"Partecipare" significa: "poter svolgere un ruolo attivo in un avvenimento o in un processo e significa altresì poter influire sull’esito del processo.
L’importanza
della partecipazione può essere letta sotto il profilo dell’ampliamento della
democrazia (maggiore informazione, maggiore interazione tra cittadini e
decisori), ma anche come "opportunità per permettere ai cittadini singoli
o ai soggetti organizzati di assumere, in una logica di sussidiarietà, ruoli
propositivi, deliberativi ed attuativi nei processi di governo e trasformazione
del territorio.
Andiamo
con ordine.
Ancora
una volta, si è ripetuta la particolare tradizione estiva che vede i cittadini
di Casciago investiti dalla normativa del PGT ad assumere informazioni e a dare
contributi a quello che sarà lo
strumento principe per ridisegnare il futuro del nostro paese.
Infatti
già tre anni fa, nell’agosto del 2009, quando fu avviata la procedura del Pgt,
con una scelta di tempi e modalità che contestammo subito, fu richiesto ai
cittadini di produrre dei contributi al piano de quo, senza spiegare
minimamente cosa si intendeva con tale richiesta.
Ad
oggi non è dato comprendere se tali contributi, tra cui quelli delle minoranze,
siano stati recepiti o meno nello
strumento in adozione e comunque, dalle affermazioni rese dei professionisti
pare che gli stessi non siano stati considerati perché formulate alla stregua
di proposte pervenute da “privati” portatori di interessi particolari.
Ancora una volta, purtroppo, e sempre in
prossimità delle ferie estive, i nostri concittadini non sanno bene, perché non
sono stati adeguatamente informati,
quello che il Consiglio Comunale
discuterà.
Non
riteniamo che le scarne occasioni di incontro, peraltro coincidenti con le
previste conferenze dei servizi, e svolte per lo più alle ore 15 di pomeriggi
lavorativi, con conseguente scarsa partecipazione, siano pienamente rispettose
del dato normativo.
L'unica
occasione di confronto pubblico si è limitata ad una presentazione superficiale
delle linea guida del piano stesso.
Mai
lo strumento urbanistico nel suo insieme, compreso il piano delle regole, e'
stato illustrato ai cittadini, mai è stata spiegata la reale portata delle
previsioni in esso contenute.
Vi
siete limitati a svolgere un compitino, con scarso profitto civico e al di
sotto della sufficienza, evitando in tutti i modi un confronto pubblico sullo
strumento in discussione.
Ma
non solo, anche le minoranze che rappresentano quasi il 60% dei cittadini di
Casciago non sono mai state attivamente coinvolte
E
di strumenti ve ne sono stati: non solo non si è aderito alla richiesta di
costituzione della commissione urbanistica, contemporaneamente si è cassata
anche la commissione edilizia comunale. Organo che, per come era stato costituito,
prevedeva la partecipazione non solo dei rappresentanti degli ordini
professionali ma anche dei rappresentati dei cittadini.
La
commissione urbanistica proposta dai colleghi del gruppo “Progetto paese”
avrebbe consentito la creazione di un tavolo di confronto e di stimolo aperto
alle personalità locali, professionisti e non, che sicuramente avrebbero potuto
date un contributo importante, che avrebbe incrementato la qualità e la
partecipazione. Anche i contributi sollecitati alle minoranze e ritualmente
depositati, sono state non solo disattesi ma, perfino, ignorati.
L'unica
occasione di confronto con le minoranze, dichiarata come informale dalla stessa
amministrazione, si è limitata ad una presentazione superficiale delle linea
guida del piano stesso oltre a disattendere la promessa di un’eventuale
presentazione alla cittadinanza un sabato mattina.
Il
Piano emerso per esplicita ammissione dell'amministrazione sarà suscettibile di
possibili modifiche anche sostanziali, nell'ambito della contrattazione tra
operatori e amministrazione con i
possibili piani integrati di intervento.
Nel
merito del processo di formazione del piano si devono sottolineare alcuni
elementi che sintetizzano il dissenso nostro nei confronti della proposta
oggetto di discussione.
Una proposta che disattiva la politica di
conservazione, valorizzazione e tutela del nostro territorio e del paesaggio,
in sintesi,della nostra identità già attuata
dalle ultime amministrazioni, sostituendola
con un atto di pianificazione, artatamente pragmatico che in realtà
dissimula un potenziale stravolgimento della realtà territoriale.
Infatti,
se a prima vista non sembrano essere previsti sviluppi edilizi al di fuori del
perimetro urbano consolidato, salvo alcuni minimi nuovi ampliamenti, di fatto,
attraverso l'attuazione delle aree di trasformazione e speciali, e con la normativa prevista dal piano delle
regole e dei servizi, l'intero territorio comunale potrà essere oggetto di
profonde trasformazioni.
Citiamo
pochi, ma significativi esempi.
Per
quel che riguarda le aree di trasformazioni
ci si chiede il senso della previsione di intervenire al piede della
scarpata di via sant'Agostino dove, l'amministrazione
tenta di giustificare un possibile scempio, rendendo l’area edificabile, per far fronte ai costi di manutenzione del
viale pedonale. Poi l' area verde di Via Tre Valli destinata a certa edificazione.
Per
non tacere del Palazzo Comunale che pare destinato a diventare, in parte,
residenza. Forse la prima pietra per attuare il progetto tanto raccontato di
alienare il patrimonio comunale per costruire un nuovo comune con le scuole
nella zona di Sant'Eusebio.
O
l'area del tennis club, la Villa Stampa di Morosolo che sono ricompresi in
ambiti aventi come destinazione principale la residenza.
Con
riferimento invece alla procedura odierna ricordiamo come l’art. 78, co.2, del
d.lgs. 267 del 2000, preveda che “gli amministratori di cui all'articolo 77,
comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione
di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al
quarto grado. L'obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi
o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui
sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della
deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini
fino al quarto grado”.
Se
è vero che la bozza di delibera, versata agli atti del consiglio comunale,
riporti correttamente l'avviso sopra
indicato è altrettanto vero che sarebbe dovuta pervenire per tempo, a tutti i
consiglieri una comunicazione con la quale si sarebbe dovuto richiedere di
manifestare la sussistenza di tali incompatibilità. Circostanza questa mai
verificatasi.
Si
rammenta la fondamentale necessità di
affermare l’obbligo all’astensione dei consiglieri comunali laddove sussiste una
“correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e
specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini fino al quarto
grado”.
Anche
se la casistica sul punto sia assai varia, e ricomprende non solo le ipotesi
(più intuitive) nelle quali lo strumento urbanistico incide in modo diretto su
un’area di proprietà del consigliere comunale o di un suo parente o affine fino
al quarto grado, ma anche ipotesi nelle quali il consigliere comunale sia
portatore di un interesse confliggente o divergente da quello espresso
dall’organo consigliare con la delibera di adozione e approvazione del PGT.
Considerato
che questa sera saremo chiamati ad effettuare un’unica votazione riteniamo che la procedura adottata sia di fatto
viziata. Si sarebbe potuto procedere,
come già fatto, a votazioni per singoli ambiti.
Ma vi è di più.
Infatti non si ritiene che per rispettare il dettato normativo sia sufficiente astenersi dal partecipare alla votazione sui punti controversi.
Infatti
si segnala anche TAR Pescara del 13.02.04 n. 208, secondo cui l' amministratore
pubblico deve astenersi dal prendere parte alla discussione e alla
votazione nei caso in cui sussista una correlazione immediata e diretta
fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dello steso o di
parenti o affini fino al quarto grado. Tale obbligo sorge per il solo fatto che
l' amministratore rivesta una posizione suscettibile di determinare un conflitto di interesse nulla
rilevando che lo specifico fine
privato sia stato o meno realizzato.
Infine
come ricordato anche nella recente pronuncia del cons. di stato sez. VI 7
giugno 2012 n. 3372 qualora il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale
sancisca l' obbligo di allontanarsi dall' aula il consigliere deve adempiere a
tale obbligo. È il nostro regolamento infatti, al proprio art. 32 così recita: i consiglieri comunali devono astenersi
dal prendere parte alle riunioni nei caso di incompatibilità previsti dalla
legge.
Premesso
quanto sopra la decisione comune di entrambi i gruppi di minoranza che mi hanno
affidato la lettura di questa dichiarazione preliminare, è quella di
abbandonate l’aula consigliare e di non partecipare alla discussione del punto
n,3 all’ordine del giorno odierno, ritenendo che tale forma di protesta sia la
più idonea a rimarcare la nostra contrarietà rispetto alla procedura adottata e
riservandosi alle successive fasi
procedimentali, ogni più ampia discussione nel merito dei singoli provvedimenti
adottati.
Nell'abbandonare
l' aula consigliare, auspichiamo che l'
amministrazione comunale tenga conto delle osservazioni testé svolte in merito
all'obbligo di non partecipazione alla seduta nel caso in cui vi siano del
consiglieri di maggioranza che si trovino in condizioni di incompatibilità o in
conflitto di interessi, o comunque in sub ordine che l' amministrazione
consideri il periodo estivo e faccia decorrere il termine di deposito atti dal
mese di settembre.
Concludendo
riteniamo che un atto di pianificazione così importante, esempio della
divergenza tra il poter fare e ciò che si deve fare, sia stato imposto ai
cittadini, che non sono sudditi, da una amministrazione in scadenza di mandato
un atto, che una volta attuato, ha la
potenzialità di stravolgere il tessuto urbano e ambientale del paese.
Votando
questo strumento ribadite di esservi dimenticati della storia di Casciago,
Morosolo e Casarico, del loro essere comunità e paesi alla porte della città
giardino in termini ambientali, culturali.
Bisognerebbe
ricordare che il territorio e il paesaggio sono beni non lasciatici in eredità
dai nostri nonni ma che ci sono stati prestati dai nostri figli e che devono
essere conservati e valorizzati.