martedì 9 luglio 2013

consiglio comunale 8 luglio 2013

INTERVENTO dei Gruppi di Minoranza
Progetto Paese e Obiettivo Comune

Erg. Signor Sindaco,  signori assessori comunali,  consiglieri comunali.

Siamo chiamati oggi a discutere la prima adozione del nuovo strumento urbanistico del Comune di  Casciago. Uno strumento  che non si può che contestare anche solo per come si è sviluppato fin dal lontano 2009.

Infatti la ratio del pgt, strumento simile ma diverso dal vecchio piano regolatore, è quella tra le altre di porre l'accento su una spiccata partecipazione di tutta la cittadinanza, partecipazione che alla luce dei fatti non può che considerarsi deficitaria.

la Legge Regionale n. 12 del 2005 all’art. 1 comma 2 recita: "La presente legge si ispira ai criteri di sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione, sostenibilità, partecipazione, collaborazione, flessibilità, compensazione ed efficienza".

"Partecipare" significa: "poter svolgere un ruolo attivo in un avvenimento o in un processo e significa altresì poter influire sull’esito del processo.

L’importanza della partecipazione può essere letta sotto il profilo dell’ampliamento della democrazia (maggiore informazione, maggiore interazione tra cittadini e decisori), ma anche come "opportunità per permettere ai cittadini singoli o ai soggetti organizzati di assumere, in una logica di sussidiarietà, ruoli propositivi, deliberativi ed attuativi nei processi di governo e trasformazione del territorio.

Andiamo con ordine.

Ancora una volta, si è ripetuta la particolare tradizione estiva che vede i cittadini di Casciago investiti dalla normativa del PGT ad assumere informazioni e a dare contributi  a quello che sarà lo strumento principe per ridisegnare il futuro del nostro paese.

Infatti già tre anni fa, nell’agosto del 2009, quando fu avviata la procedura del Pgt, con una scelta di tempi e modalità che contestammo subito, fu richiesto ai cittadini di produrre dei contributi al piano de quo, senza spiegare minimamente cosa si intendeva con tale richiesta.

Ad oggi non è dato comprendere se tali contributi, tra cui quelli delle minoranze, siano stati recepiti o meno  nello strumento in adozione e comunque, dalle affermazioni rese dei professionisti pare che gli stessi non siano stati considerati perché formulate alla stregua di proposte pervenute da “privati” portatori di interessi particolari. 

 Ancora una volta, purtroppo, e sempre in prossimità delle ferie estive, i nostri concittadini non sanno bene, perché non sono stati adeguatamente informati,   quello  che il Consiglio Comunale discuterà.

Non riteniamo che le scarne occasioni di incontro, peraltro coincidenti con le previste conferenze dei servizi, e svolte per lo più alle ore 15 di pomeriggi lavorativi, con conseguente scarsa partecipazione, siano pienamente rispettose del dato normativo.

L'unica occasione di confronto pubblico si è limitata ad una presentazione superficiale delle linea guida del piano stesso.

Mai lo strumento urbanistico nel suo insieme, compreso il piano delle regole, e' stato illustrato ai cittadini, mai è stata spiegata la reale portata delle previsioni in esso contenute.

Vi siete limitati a svolgere un compitino, con scarso profitto civico e al di sotto della sufficienza, evitando in tutti i modi un confronto pubblico sullo strumento in discussione.

Ma non solo, anche le minoranze che rappresentano quasi il 60% dei cittadini di Casciago non sono mai state attivamente coinvolte

E di strumenti ve ne sono stati: non solo non si è aderito alla richiesta di costituzione della commissione urbanistica, contemporaneamente si è cassata anche la commissione edilizia comunale. Organo che, per come era stato costituito, prevedeva la partecipazione non solo dei rappresentanti degli ordini professionali ma anche dei rappresentati dei cittadini.

La commissione urbanistica proposta dai colleghi del gruppo “Progetto paese” avrebbe consentito la creazione di un tavolo di confronto e di stimolo aperto alle personalità locali, professionisti e non, che sicuramente avrebbero potuto date un contributo importante, che avrebbe incrementato la qualità e la partecipazione. Anche i contributi sollecitati alle minoranze e ritualmente depositati, sono state non solo disattesi ma, perfino, ignorati.

L'unica occasione di confronto con le minoranze, dichiarata come informale dalla stessa amministrazione, si è limitata ad una presentazione superficiale delle linea guida del piano stesso oltre a disattendere la promessa di un’eventuale presentazione alla cittadinanza un sabato mattina.

Il Piano emerso per esplicita ammissione dell'amministrazione sarà suscettibile di possibili modifiche anche sostanziali, nell'ambito della contrattazione tra operatori e amministrazione  con i possibili piani integrati di intervento.

Nel merito del processo di formazione del piano si devono sottolineare alcuni elementi che sintetizzano il dissenso nostro nei confronti della proposta oggetto di discussione.

Una  proposta che disattiva la politica di conservazione, valorizzazione e tutela del nostro territorio e del paesaggio, in sintesi,della nostra identità  già attuata dalle ultime amministrazioni, sostituendola  con un atto di pianificazione, artatamente pragmatico che in realtà dissimula un potenziale stravolgimento della realtà territoriale.

Infatti, se a prima vista non sembrano essere previsti sviluppi edilizi al di fuori del perimetro urbano consolidato, salvo alcuni minimi nuovi ampliamenti, di fatto, attraverso l'attuazione delle aree di trasformazione e speciali,  e con la normativa prevista dal piano delle regole e dei servizi, l'intero territorio comunale potrà essere oggetto di profonde trasformazioni.

Citiamo pochi, ma significativi esempi.

Per quel che riguarda le aree di trasformazioni  ci si chiede il senso della previsione di intervenire al piede della scarpata di via sant'Agostino  dove, l'amministrazione tenta di giustificare un possibile scempio, rendendo l’area edificabile,  per far fronte ai costi di manutenzione del viale pedonale. Poi l' area verde di Via Tre Valli destinata a certa edificazione.

Per non tacere del Palazzo Comunale che pare destinato a diventare, in parte, residenza. Forse la prima pietra per attuare il progetto tanto raccontato di alienare il patrimonio comunale per costruire un nuovo comune con le scuole nella zona di  Sant'Eusebio.

O l'area del tennis club, la Villa Stampa di Morosolo che sono ricompresi in ambiti aventi come destinazione principale la residenza.

Con riferimento invece alla procedura odierna ricordiamo come l’art. 78, co.2, del d.lgs. 267 del 2000, preveda che “gli amministratori di cui all'articolo 77, comma 2, devono astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado. L'obbligo di astensione non si applica ai provvedimenti normativi o di carattere generale, quali i piani urbanistici, se non nei casi in cui sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado”.

Se è vero che la bozza di delibera, versata agli atti del consiglio comunale, riporti  correttamente l'avviso sopra indicato è altrettanto vero che sarebbe dovuta pervenire per tempo, a tutti i consiglieri una comunicazione con la quale si sarebbe dovuto richiedere di manifestare la sussistenza di tali incompatibilità. Circostanza questa mai verificatasi.

Si rammenta la fondamentale necessità  di affermare l’obbligo all’astensione dei consiglieri comunali laddove sussiste una “correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dell'amministratore o di parenti o affini fino al quarto grado”.

Anche se la casistica sul punto sia assai varia, e ricomprende non solo le ipotesi (più intuitive) nelle quali lo strumento urbanistico incide in modo diretto su un’area di proprietà del consigliere comunale o di un suo parente o affine fino al quarto grado, ma anche ipotesi nelle quali il consigliere comunale sia portatore di un interesse confliggente o divergente da quello espresso dall’organo consigliare con la delibera di adozione e approvazione del PGT.

Considerato che questa sera saremo chiamati ad effettuare un’unica votazione riteniamo  che la procedura adottata sia di fatto viziata.  Si sarebbe potuto procedere, come già fatto, a votazioni per singoli ambiti.

Ma vi è di più.
Infatti non si ritiene che per rispettare il dettato normativo sia sufficiente astenersi  dal partecipare alla votazione sui punti controversi.

Infatti si segnala anche TAR Pescara del 13.02.04 n. 208, secondo cui l' amministratore pubblico deve astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione  nei caso in cui  sussista una correlazione immediata e diretta fra il contenuto della deliberazione e specifici interessi dello steso o di parenti o affini fino al quarto grado. Tale obbligo sorge per il solo fatto che l' amministratore rivesta una posizione suscettibile di determinare  un conflitto di interesse  nulla  rilevando  che lo specifico fine privato sia stato o meno realizzato.

Infine come ricordato anche nella recente pronuncia del cons. di stato sez. VI 7 giugno 2012 n. 3372 qualora il regolamento sul funzionamento del consiglio comunale sancisca l' obbligo di allontanarsi dall' aula il consigliere deve adempiere a tale obbligo. È il nostro regolamento infatti, al proprio art. 32 così recita: i consiglieri comunali devono astenersi dal prendere parte alle riunioni nei caso di incompatibilità previsti dalla legge.

Premesso quanto sopra la decisione comune di entrambi i gruppi di minoranza che mi hanno affidato la lettura di questa dichiarazione preliminare, è quella di abbandonate l’aula consigliare e di non partecipare alla discussione del punto n,3 all’ordine del giorno odierno, ritenendo che tale forma di protesta sia la più idonea a rimarcare la nostra contrarietà rispetto alla procedura adottata e riservandosi alle  successive fasi procedimentali, ogni più ampia discussione nel merito dei singoli provvedimenti adottati.

Nell'abbandonare l' aula consigliare,  auspichiamo che l' amministrazione comunale tenga conto delle osservazioni testé svolte in merito all'obbligo di non partecipazione alla seduta nel caso in cui vi siano del consiglieri di maggioranza che si trovino in condizioni di incompatibilità o in conflitto di interessi, o comunque in sub ordine che l' amministrazione consideri il periodo estivo e faccia decorrere il termine di deposito atti dal mese di settembre.

Concludendo riteniamo che un atto di pianificazione così importante, esempio della divergenza tra il poter fare e ciò che si deve fare, sia stato imposto ai cittadini, che non sono sudditi, da una amministrazione in scadenza di mandato un atto, che una  volta attuato, ha la potenzialità di stravolgere il tessuto urbano e ambientale del paese.

Votando questo strumento ribadite di esservi dimenticati della storia di Casciago, Morosolo e Casarico, del loro essere comunità e paesi alla porte della città giardino in termini ambientali, culturali.

Bisognerebbe ricordare che il territorio e il paesaggio sono beni non lasciatici in eredità dai nostri nonni ma che ci sono stati prestati dai nostri figli e che devono essere conservati e valorizzati.